La dieta si fa contenendo le quantità non la qualità

22 novembre 2008

Pettole Tradizionali e Ripensate

Mesi ideali per questo piatto: Novembre, Dicembre, Gennaio

Le Pettole a Taranto, in tutto il Salento e in buona parte della Puglia sono il dolce del periodo natalizio per antonomasia. Sono l'accompagnamento delle Tombole, dei Mercanti in Fiera, ecc... ecc..., che in questo periodo riuniscono le famiglie. Con estrema facilità le signore le preparano e le servono belle calde, calde e leggerissime, accompagnandole con qualche bicchierino di rosolio o di Aleatico dolce.



Ingredienti:
  • Farina 00 . . . . . . . . . . . . . . . 500gr
  • Lievito di birra . . . . . . . . . . una tavoletta
  • Acqua tiepida . . . . . . . . . . . 400/500cc
  • Sale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . un pizzico
  • Olio d'oliva per friggere . . . Abbondantissimo
  • Zucchero o Vincotto . . . . . Q. Generosissima
Impastare in una coppa, avendo aggiunto il lievito, disciolto in acqua tiepida, con acqua aggiunta man mano fino ad ottenere una pasta piuttosto fluida da lavorare schiaffeggiandola e rimestandola dal basso in alto finché non comincia a dare segni di crescita, facendo le bollicine.


Porre a crescere sotto una coperta, dopo un'oretta circa, dipende dalla temperatura ambiente, la pasta dovrebbe essere cresciuta notevolmente.
Scaldare l'olio e versarvi cucchiaiate di pasta, aiutandosi con il dito e divertendosi a fare assumere alla pasta strane forme, nelle quali i bambini, e non solo, si divertiranno a riconoscere pesci, ochette, bamboline ecc... ecc.... Attenzione, la frittura deve avvenire con i tempi giusti così da avere delle nuvolette di pasta fritta, ben cotta e piuttosto vuote all'interno, che ruotano nel bollore dell'olio, mai troppo caldo, il giusto, che consenta la cottura anche dell'interno. Alla fine, fatte scolare dell'olio, che sia pur poco, resta in superficie, mai all'interno, spolverarle di abbondante zucchero semolato rotolandovele. Oltre che spolverate di zucchero, si mangiano anche intinte nel Vincotto (cliccando sarete portati nel post della ricetta), d'uva o fichi.
Queste sono le semplicissime Pettole tarantine, nel resto del salento si fanno le Pittule aggingendo: acciughe o cavolo o baccalà o uvetta o altro. Nel barese cambiano solo nome, si chiamano Popizze.
In alcune zone della Murgia si fa la pasta più dura e le pettole diventano delle palline. Le donne prendono una manata di pasta e con maestria fanno venir fuori dal pugno le palline, che cadono nell'olio bollente.

Quest'anno, scoprendo all'ultimo momento d'essere senza lievito di birra, Rita ha apportato una correzione che s'è rivelata vincente e migliorativa, alle quantità suddette, escludendo la tavoletta di lievito, ha aggiunto due cucchiai abbondanti di "Preparato per Pane della Coop", che abbiamo sempre in casa per fare il "lievitino", tecnica ormai consolidata per ogni lievitato, pane, pizze e focacce, che siano, il risultato è stato questo, aumentando solo di poco la lavorazione e di una mezz'oretta il tempo di crescita, che comunque, va sempre ricordato, dipende dalla temperatura ambiente:

Ricapitolando per essere chiari al massimo:

mezzo chilo di Farina 00 - due cucchiai di farina lievitata per pane 
mezzo litro circa di Acqua tiepida

 un pizzico di Sale fino



Rimando a quanto detto sopra da: 
Impastare in una coppa, avendo aggiunto il lievito, disciolto in acqua tiepida, con acqua aggiunta man . . . , omettendo "avendo aggiunto il lievito . . . ", il preparato per pane va miscelato all'altra farina. Il tempo di crescita, come detto, è passato a una ora e mezza / due ore circa. Possiamo dire che, finché non troveremo di meglio, il nostro metodo per fare le Pettole diventa quest'ultimo.

Una parola sullo zucchero semolato che usiamo, lo scegliamo non troppo raffinato, così fa un rivestimento più grossolano e gustoso, inoltre, mesi prima ne abbiamo messo da parte due barattoli da un chilo circa con dentro bacche, due o tre, di vaniglia uno e cinque o sei semi di anice stellato l'altro. Lo zucchero in questo modo sarà profumatissimo anche per altre preparazioni. E' anche un buon metodo per conservare le carissime bacche di vaniglia e carpirne il profumo senza consumarle.  

Spiego il perché dello scervellarsi di Rita e quindi della "scoperta" dell'innovazione, rivelatasi poi addirittura vincente sul vecchio metodo, è una delle soluzioni ricercata da ogni preparatore di lievitati: come impastare un lievitato con meno lievito possibile. Sembrerebbe una contraddizione in termini, in effetti forse lo è se diamo alla parola "lievitato" lo stesso significato di zuccherato, imburrato, annacquato, ecc . . . così non è per il termine lievitato, che significa a mio parere: mettere quella quantità, minima ed indispensabile, di lievito, che inneschi la crescita dell'impasto nella misura, nel tempo giusti ed alla temperatura disponibile. Non dimentichiamo comunque che il risultato della lievitazione viene influenzato dall'ambiente casalingo, una casa frequentato da pane o altri lievitati con processi naturali e dove spesso e volentieri si impasta, si lievita, ecc . . .  sarà una casa dove tutte le lievitazioni riescono meglio, essendo i lieviti presenti nell'ambiente, essendo insomma una casa viva.

Avevo detto che avrei spiegato "il perché dello scervellarsi" ed ancora non l'ho fatto, in effetti non ce n'è bisogno, basterà che vi citi un proverbio tarantino: C nu bbuen Natatale vué fà da Santa Cecilia ha accumnzà. E' necessario tradurre? forse si: Se un buon Natale vuoi fare da Santa Cecilia devi cominciare. E' necessario anche spiegare? no! tutti sanno che la festa più importante dell'anno è il Natale e qualcuno vorrebbe non farlo "bbuen" per il semplice fatto che non inizia i festeggiamenti da Santa Cecilia? Ora guardate che santo è oggi . . . è Santa Cecilia.
I tarantini non è che siano particolarmente devoti a Santa Cecilia, amano invece molto la musica, come tutto ciò che è divertimento, in questo non credo si differenzino molto dagli altri, solo che Taranto l'ha anche realizzato questo sogno, fu infatti definita da Orazio "la molle et imbelle Tarentum", potrebbe questo sembrare una definizione dispregiativa, non lo era, Taranto, unica città della Magna Grecia fondata dagli spartani, per la posizione geografica e l'intraprendenza degli esuli che cercano il riscatto dalla posizione di reietti, divenne in breve ricchissima tanto da potersi permettere di diventare "dedita alle mollezze del divertimento, ai piaceri della vita e non belligerante, rinunciò del tutto alla guerra, facendo dell'assoldamento e, quando indispensabile, della corruzione la sua arma di difesa" ottenne con questo il dominio sui popoli vicini e l'ammirazione anche di Orazio. Ma torniamo a Santa Cecilia, i tarantini si aggregano alla festa delle sue bande musicali e ne fanno il segnale di inizio dei festeggiamenti del Natale, prima di ogni altro, che inizia generalmente dall'otto di dicembre l'Immacolata.
In questo giorno, il 22 di novembre, le bande escono dalle loro sedi prima dell'alba e girano per i vari quartieri della città, danno il segnale di inizio delle festività imminenti, suonando le Novene Natalizie, generalmente scritte da grandi musicisti tarantini tra cui il famoso Paisiello, che dopo i grandissimi successi nella più grande capitale del suo tempo, Napoli, fu anche Maestro di Cappella a San Pietroburgo alla corte della Zarina di Tutte le Russie Caterina II, detta La Grande, e poi stimatissimo e preferito fra tutti i musicista alla corte di Napoleone ormai Imperatore a Parigi, lo stesso fu poi presso i parenti a Napoli.

In rete ho trovato questo video fatto da tarantini veraci e sono ben lieto di pubblicarlo, spiega meglio di me la tecnica di preparazione, facendola anche vedere:



In Lucania diventano i Crispi di pasta più dura, formata a grossi taralli, grandi quanto la padella. In Spagna sono dolci, si chiamano Ciurros e si mangiano la mattina con il cioccolato.
In tutto il bacino del Mediterraneo si frigge la pasta cresciuta e nei paesi arabi diventa Sfehj Maghribi.
Ecc... Ecc...

Abbiamo fatto recentemente una rielaborazione, la trovate cliccando qui


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